L’Argentina viene definito come il più occidentale dei paesi dell’America Latina, questo è dovuto alla sua complessa e recente storia di paese che si è formato attraverso una immigrazione europea recente rispetto agli altri paesi del Sud America.
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La popolazione si concentra a Buenos Aires, con circa 12 milioni di persone, mentre il resto del territorio di un’estensione di 2.766.889 km2, ospita solo 24 milioni di persone. Esiste una differenza notevole tra gli abitanti di Buenos Aires, chiamati “porteños”, (dovuto al fatto che Buenos Aires nasce come città di porto), e gli abitanti dell’”interiore”.
Gli uomini sono di solito molto galanti e apparentemente passionali con le donne, non risparmiano complimenti e sono pronti ad offrire cene e drinks, il tutto senza essere né pesanti né volgari. Tra gli uomini s’instaura presto una sorta di cameratismo. Alla base di questo comportamento c’è senza dubbio un machismo più o meno latente, ma vissuto come un gioco leggero. In generale le persone sono molto affettuose e sinceramente aperte.
Gli intrattenimenti tipici sono estremamente vari con la straordinaria offerta di Buenos Aires, con il tango al primo posto, teatri di livello internazionale, spettacoli locali, eventi e feste tipici della zona quando siamo nelle province.
E’ tipico dell’Argentina salutarsi con un bacio sulla guancia anche con persone totalmente sconosciute che ci sono presentate per la prima volta. Di solito questo succede anche tra uomini, anche se in questo caso di solito la prima volta ci si da la mano e la seconda volta un bacio. Quando ci si saluta di nuovo un bacio e un “ciao”.
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In Argentina si parla la lingua spagnola con alcune differenze rispetto allo spagnolo dell’Accademia Reale di Spagna. Al posto del “TU”, si utilizza il “VOS”, e la seconda persona singolare si utilizza l’imperativo. Esiste anche un vocabolario tipico della zona di Buenos Aires che si chiama “lunfardo”. In ogni caso lo spagnolo “comune” è compreso al 100%. Sarà facile trovare persone che capiscono l’Italiano e che lo parlano un pochino.
Non ci sono problemi particolari per fare fotografie, se non il comune buon senso e l’educazione. Durante la visita a comunità indigene, bisogna avvertire la guida, soprattutto quando si vogliono fotografare persone. I paesaggi che si visitano dalle Cascate di Iguazù, le balene della Peninsula Valdez, i paesaggi andini dell’ovest e della Patagonia offrono spettacoli unici che attraggono fotografi da tutto il mondo.
Il “Mate”, bevanda nazionale , merita una menzione a parte, riportiamo le parole di una signora che ha viaggiato con noi: “All’inizio era proprio strano, gente ben vestita a piedi, nei mezzi pubblici e poi anche gli autisti dei nostri pulmini e le guide, insomma un po’ tutti si portavano dietro un thermos sotto un braccio e nella mano reggevano un boccale, a volte il boccale era dissimulato nel coperchio del thermos, a volte il thermos stesso era dissimulato in una sorta di “tubo” retto da un nastro in materiale plastico che permetteva di portarlo al braccio. Nel thermos avevano acqua calda che versavano nel boccale dopo averlo riempito di yerba mate, un’erba dal sapore forte e amarognolo, dissetante e corroborante, che ho imparato ad apprezzare subito. Bere mate ha una ritualità che vige dal nord al sud del Paese, una ritualità conviviale: non si beve mate senza offrirlo alle persone con cui ci si trova, si beve finché c’è acqua nel boccale, poi lo si torna indietro per farlo riempire di nuovo e per passarlo ad altri. Ma non si beve dall’orlo, uno degli oggetti più belli e curati che ho visto in Argentina è la “bombija”. Una cannula di metallo dotata di piccoli fori all’estremità inferiore da cui si assapora il mate senza che l’erba giunga alla bocca. Un espresso a portata di man, da preparare in ogni momento tanto che se da noi negli uffici le macchinette erogano caffè veloce, lì le macchinette erogano acqua calda per il mate. Il mate è la bevanda nazionale, ha una ritualità precisa ed una storia antica. Quando gli Europei arrivarono, si resero conto che gli indigeni di queste zone erano più resistenti alle fatiche e che si ammalavano più raramente rispetto a quelli dell’America Centrale: grazie al mate!La yerba mate è un albero dalle dimensioni considerevole, può raggiungere i due metri d’altezza, oggi le piantagioni, che si trovano al nord nel clima subtropicale, sono costituite da cespugli bassi, piantati in filari regolari, come da noi gli agrumi: gli agricoltori procedono ad una potatura regolare pe poter raccogliere le foglie più agevolmente.” La yerba Mate viene prodotta nelle province di Misiones e Corrientes, seccata e triturata, impacchettata e
spedita in ogni angolo del paese.”
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L’Argentina è un paese molto vasto e molto religioso. A differenza però degli stati europei, dove la fede si mantiene si binari ortodossi, o delle zone centro americane, dove si è avuto un sincretismo religioso fra il cristianesimo e le religioni dei popoli indigenti, qui si è sovrapposta a credenze popolari e a tradizioni legate alla storia del paese.
Un approfondimento di Riccardo Soli, che ha viaggiato con noi nel 2004: “È facile trovare tracce di quelle che da leggende popolari o fatti storici realmente accaduti si sono con il tempo trasformate il culti e tradizioni radicate sul territorio. In tutto il nostro viaggio, soprattutto nelle zone rurali della Patagonia, abbiamo trovato tracce di questi culti. Quelli più facili da identificare e da vedere sono quelli della Difunta Correa e del Gauchito Gil. Perché è facile vederli ed identificarli? Perché sulle strade qua e là sono sparsi vari tempietti o colonne arricchite di ex-voto ed offerte che distinguono il destinatario della preghiera. Ma qual è la storia che c’è dietro e come distinguerli? I primi segni li abbiamo notati dalle parti di Bariloche, quando notavamo delle croci a lato della strada ricoperte di fiori e bottiglie di tutti i tipi. Questi erano i luoghi di devozione della Difunta Correa. La sua storia è abbastanza triste e risale alla prima metà del 1800. Viveva nella città di San Juan Don Pedro Correa, ex combattente per l’indipendenza argentina. A distanza di alcuni anni dalla guerra però cominciò una persecuzione alla sua famiglia da parte dei suoi oppositori politici, con lo scopo di ucciderlo e di possedere la sua bella figlia Deolinda.
Costei riuscì sempre a difendersi ed a sposare l’uomo che amava. Dopo pochi anni però i rivali del padre riuscirono ad ucciderlo e ad uccidere anche il marito. Temendo per la propria vita e per quella del figlio appena nato Deolinda fuggì dalla città. Dopo vari giorni passati nel deserto in fuga le forze le vennero meno per la fame e la sete e si fermò sulla sommità di una piccola collina. Qui pregò Dio di far sì che dal suo petto continuasse a sgorgare latte così da poter salvare suo figlio. Tempo dopo alcune persone, attratte dal volo degli avvoltoi, la trovarono morta con il bambino
addormentato sul petto da cui si era nutrito. Essi compresero quanto accaduto e seppellirono la defunta sul colle e qui cominciò la venerazione per il miracolo del bambino salvato dalla sete. I devoti solitamente portano nei luoghi di culto della Difunta delle bottiglie d’acqua con la richiesta che non venga mai loro meno. La Difunta Correa è venerata anche per chiedere la riunificazione famigliare e la protezione del focolare. Spesso infatti fra gli ex-voto vengono portati degli oggetti da sposa (persino degli abiti) e degli oggetti personali. Oggi esiste una fondazione che si fa
carico delle offerte portate dalle persone e le redistribuisce fra persone meno abbienti (soprattutto i costosi abiti da sposa). Altri segni di questi culti li abbiamo visti sulla strada che attraversa la parte pianeggiante della Patagonia e la Meseta, quando i tempietti non erano più ricoperti di bottiglie d’acqua ma di bandiere rosse. Non erano zone di ritrovo di comunisti, ma templi dedicati al Gauchito Gil. Anche la sua storia è un misto di realtà e leggenda, ma meno strappalacrime di quella della Difunta Correa. Antonio Mamerto Gil Nuñez nacque ipoteticamente il 12 agosto del 1847 nello stato di Corrientes. Erano tempi di lotte fra liberali ed autonomisti ed anche lui, raggiunta l’età, sarebbe stato costretto ad
arruolarsi. Riteneva però questa guerra fratricida una stupidata e decise di scappare fra le montagne con dei compagni diventando un fuorilegge. Per vari anni fu considerato dalla popolazione una sorta di Robin Hood argentino, dato che aveva l’abitudine di rubare prevalentemente ai ricchi ma non lo faceva per avidità. Spesso in Argentina questo è stato sufficiente per avere la devozione popolare. La sua storia però è diversa, dato che venne catturato. Il tribunale dispose invece il suo trasferimento in una città più grande per un processo più completo, dato che la sua dichiarazione fu che Ñandeyara (una divinità guaranì) gli aveva detto che non esisteva ragione perché lui si mettesse a combattere una guerra contro i fratelli del suo stesso sangue. Quando la gente seppe del suo trasferimento temette per la sua vita, dato che pensava che sarebbe stato giustiziato lungo la strada: arrivò però troppo tardi per liberarlo. Il timore era fondato, dato che ad un certo punto (8 Km fuori da Mercedes) il sergente al comando della pattuglia diede l’ordine di preparare Gil per la fucilazione. Costui implorò per la propria salvezza, dicendo che la grazia per la sua diserzione era già stata predisposta. Profetizzò inoltre che, nella città che dovevano raggiungere, sarebbe arrivata la notizia che il figlio del sergente fosse in punto di morte. Gli disse: “Voi state per sgozzarmi, però quando voi arriverete questa notte a Mercedes, assieme all’ordine del mio perdono, ti informeranno che tu figlio sta morendo di un cattivo male. Dato che tu ora stai per versare sangue innocente, invocami perché io interceda per te presso Dio Nostro Signore per la vita di tuo figlio, perché il sangue degli innocenti suole servire per fare miracoli”. Il sergente non gli volle credere e lo fece fucilare, ma le pallottole non riuscivano a raggiungerlo. Con il suo coltello quindi lo sgozzò direttamente. Quando il sergente arrivò alla città scoprì che tutto quello che gli aveva detto il Gauchito era vero. Lo implorò quindi e dopo poche ore il figlio fu
miracolosamente guarito. Ad oggi il Gauchito Gil è venerato addobbando il santuario di bandiere e drappi rossi a ricordo del sangue e viene chiesta la sua intercessione per le guarigioni miracolose. Negli ultimi giorni in cui eravamo a Buenos Aires sul giornale era apparso un articolo che si soffermava sulla processione avvenuta il giorno prima in cui veniva ricordato il giorno della morte del Gauchito con una processione.
(Testo di Riccardo Soli, gennaio 2004)
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