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I centri di detenzione clandestina

Secondo le stime delle organizzazioni dei diritti umani, durante la ultima dittatura militare, in tutto il territorio della repubblica Argentina sono esistiti all’incirca 400 centri di detenzione clandestina. D’accordo alla Commissione Nazionale sulla scomparsa delle persone, “… entrare in questi centri significò per tutti “smettere di essere”, per il fatto che si cercò di distruggere l’identità dei prigionieri, si cambiavano i riferimenti del tempo e dello spazio, e si torturarono nel corpo e nell’animo di là dall’immaginabile”.

ESMA

Dal 2002 il governo sta promuovendo una serie di iniziative volte al recupero di questi luoghi, dopo anni di abbandono, distruzione e destinazioni d’uso varie. Il recupero di questa parte di storia e di memoria in Argentina è un capitolo nuovo della politica sui diritti umani. Sempre presente come tematica per associazioni e interessati, il lavoro di ricerca, la istituzione di musei e monumenti, promosso in veste ufficiale, porta alla popolazione argentina e al mondo un importante messaggio di apertura e riflessione.

Il “Club Atletico” fu uno dei centri clandestini di detenzione dentro la città di Buenos Aires durante la dittatura militare. Funzionò tra il febbraio e il dicembre del 1977 nei sottosuoli di un edificio della polizia federale, ubicato nel viale Paseo Colon tra Cochabamba e San Juan. L’edificio fu distrutto alla fine degli anni ’70 per costruire la Autostrada 25 di maggio. Alcune parti dell’infrastruttura furono poi riciclate per la costruzione di un altro centro di detenzione chiamato “El Olimpo”. Nell’aprile del 2002, su domanda di alcuni sopravvissuti e di organizzazioni dei Diritti Umani, sono stati iniziati scavi di recupero, in un tipo di archeologia urbana unico nel suo genere; con l’obiettivo di portare alla luce la struttura dell’edificio per ricostruire il funzionamento del centro di detenzione. Parallelamente, si stanno realizzando delle ricerche per identificare le persone che furono tenute prigioniere e rintracciare i sopravvissuti. Secondo alcune testimonianze le persone erano introdotte all’edificio con gli occhi bendati, erano fatte scendere per una scala stretta che portava ad un sotterraneo senza ventilazione, erano spogliati di tutti gli oggetti personali e indicati con una lettera e un numero e torturati. C’erano due gruppi di celle che si affacciavano in un corridoio stretto, due stanze di tortura, i bagni, un’infermeria, la stanza della guardia, tre celle individuali e un luogo di raccolta dei detenuti, chiamato “la leonina”. La capienza del centro era di 200 persone e nella totalità almeno 1500 sono state detenute nel Club Atletico. Una o due volte al mese un gruppo di detenuti veniva “spostato”, termine utilizzato per indicare che le persone venivano assassinate. In questo centro operava principalmente personale della polizia federale.
Nella Scuola di meccanica dell’Esercito, meglio conosciuta come ESMA, funzionò uno dei principali centri clandestini di detenzione e tortura, tra il 1977 e il 1983. Il 24 marzo del 2004, in occasione dell’anniversario del colpo di stato del 1976, per rendere omaggio alle 30.000 vittime della dittatura, il presidente Nestor Kirchner, dichiarò la costituzione del Museo della Memoria in questi medesimi edifici, che fino a questo momento continuavano a far parte della scuola militare. In occasione della sua apertura per la prima volta i rappresentanti di un governo democratico sono entrati nella ESMA.
Un’importante iniziativa in tema di sensibilizzazione e consacrazione del tema dei diritti umani, che mostra una disponibilità tutta nuova del governo e della società argentina a confrontarsi con i temi della dittatura militare, è il progetto del Parque de la Memoria, Commissione per i Monumenti alle vittime del terrorismo di stato. Il parco, situato nella parte nord del lungo fiume del Río de la Plata, vicino alla città universitaria, è organizzato intorno a tre monumenti: il Monumento alle vittime del terrorismo di Stato, il Monumento alle vittime dell’attentato alla sede del AMIA e il Monumento ai Giusti tra le Nazioni: l’obiettivo è quello di ricordare e rendere omaggio alle persone detenute, scomparse e assassinate durante la ultima dittatura militare e tutte le vittime del terrorismo di stato. Accanto al parco della memoria si estende una zona di parco naturale, per ripristinare e conservare l’ecosistema originario. L’idea è di recuperare una zona altamente degradata e di enfatizzare l’importanza della relazione tra l’uomo e la natura, creando nel suo insieme uno spazio pubblico con un valore di testimonianza storica artistica e naturale.
Al progetto partecipano rappresentanti di vari gruppi del movimento dei Diritti Umani, quali Abuelas de Plaza de Mayo, Madres de Plaza de Mayo – Línea Fundadora, Asamblea Permanente por los Derechos Humanos, rappresentanti della comunità ebraica, etc. ; così come legislatori e membri della Università di Buenos Aires e del Governo della città di Buenos Aires.
ESMA